Il cantautore italo-argentino è il presidente della Fondazione di “Red Voz por la Paz”

 

odino faccia2La musica di Odino Faccia è sinonimo di pace. Il cantautore argentino di origini aquilane è stato candidato al Premio Nobel per la Pace da 8 premi Nobel e da una ventina di organizzazioni internazionali, tra le quali Onu, Unicef e Medici senza Frontiere. Odino è presidente di “Red Voz por la Paz”, fondazione affiliata all’Onu che promuove nel mondo il tema della pace. L’artista è molto conosciuto in tutta l’America latina e fino al Messico, dove ha cantato nello Stadio Azteca della capitale davanti a 70mila spettatori. A New York si è esibito nel famoso Radio City Music Hall. Uno dei brani del suo vastissimo repertorio che lo hanno reso famoso è “Busca la Paz”, con il testo di Karol Wojtyla. Odino la cantò anche nel 2014 in San Pietro, in mondovisione, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, davanti a Papa Francesco e all’emerito Benedetto XVI. Odino Faccia è molto legato all’Italia, all’Abruzzo e alla Calabria, terre d’origine della sua famiglia, ed è sempre disponibile a esibirsi nel nostro Paese.

Pace e solidarietà: un binomio perfetto che Odino Faccia incarna perfettamente. Ci racconti del tuo impegno nel mondo?

Pace e solidarietà è l’impegno principale della mia vita, una missione con un obiettivo chiarissimo: quello di diffondere questo messaggio attraverso la musica. La musica è questo strumento meraviglioso per avvicinare i cuori, per trasmettere valori.

Che cosa significa per te solidarietà?

Vuol dire amore. La solidarietà vuol dire pensare all’altro, non solo con atti concreti, ma essendo coscienti dell’importanza dell’altro e avendo chiaro il concetto che solidarietà e uguaglianza vanno di pari passo.

La musica parla un linguaggio universale e per te diventa un veicolo fondamentale per la tua “mission”.

La parola pace è l’unica tradotta in tutte le lingue e in tutte le religioni. La musica è il segno di libertà della pace ed è un linguaggio universale che unisce tutti che crea sinergia. Quando si va a un concerto le persone sono tutte unite dalla musica, senza differenza di religione, credo politico e culture. Uguaglianza, unione, consenso, felicità ed energia: tutto è questo è per me la musica.

Sei presidente di “Red Voz por la Paz”, fondazione affiliata all’Onu che promuove nel mondo il tema della pace. Grazie alla tua musica riesci ad arrivare al cuore delle persone?

Per me essere presidente di questa rete “Voce per la pace” significa rappresentare tutte le voci e le azioni che tendono verso la pace. Attraverso la rete si può arrivare a chi capisce che si può migliorare per sé stessi, dentro sé stessi e verso gli altri. Essere presidente vuol dire pensare a tutti e creare insieme alla mia equipe, formata da persone meravigliose, progetti per migliorare la parte spirituale delle persone e sostenerle nei momenti difficili, come questo della pandemia. Noi proponiamo sempre la donazione di strumenti musicali, perché la musica aiuta l’inclusione sociale e aiuta quelli che hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti. Grazie alla campagna “Per te e me” puntiamo a promuovere il valore della convivenza e della pace, con conferenze, con la rete “città della Pace”, e concerti.

C’è una canzone, in particolare, che ti rappresenta?

In realtà tutte le canzoni mi rappresentano, quelle che scrivo e quelle che canto. Ognuna ha una sua caratteristica particolare. “Busca la paz”, con le parole di Giovanni Paolo II mi ha portato dappertutto e soprattutto ho cantato nello storico giorno della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, nel settore sacro della porta del Vaticano. Una giornata storica per il mondo. Ho cantato in un posto dove, prima di me, nessun altro cantante latino-americano si era mai esibito e con una canzone di un santo. Cosi come “Perché tutti siano uno”, un brano con il testo di Papa Francesco. Ecco questi sono quei brani che rimarranno per sempre nel cuore, perché il messaggio è assoluto. Ci sono delle canzoni che ti segnano sia dal punto di vista della missione sia per le esperienze personali. E poi cantare davanti a un milione di persone in Vaticano, sapendo che ce ne sono due miliardi nel mondo ad ascoltarti, è una emozione unica e indescrivibile. Ci sono, poi, altre canzoni legate proprio alla mia vita come “Contar conmigo”, dedicato ai miei genitori e a tutte le persone che ti sono vicine sempre e che rimarranno per sempre nel cuore. E “L’amore più profondo”, scritto per mia figlia, perché l’amore più profondo è proprio quello che sente un genitore per i figli: Valentina e Fiorella sono la mia luce.

La tua famiglia di origini italiane ha influito in questo tuo impegno?

Mio padre è nato ad Assergi, in provincia de L’Aquila, ha compiuto da poco 84 anni e mia madre è nata a Longobardi, in provincia di Cosenza. Tutti e due mi hanno insegnato la passione per la musica, io sono cresciuto con la malinconia e con la voglia di ascoltare sempre le canzoni italiane. Quell’Italia che ci faceva piangere perché la mia famiglia vi aveva lasciato le sue radici.

C’è stato un momento della tua vita che ha significato una svolta?

A livello musicale è stato quando ho cantato dei brani che mi hanno dato delle fortissime emozioni: esibirmi, per esempio, allo stadio Azteca in Messico, davanti a ottantamila persone, allo stadio Olimpico di Roma. Ma il punto più alto è stato quando ho cantato per la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII e poi, sempre in Vaticano, davanti a Papa Francesco la domenica delle Palme 2015. Ma non posso dimenticare quando ho cantato un testo di Barack Obama con Tini Stoessel, la ragazza di Violeta, a Buenos Aires in occasione della presentazione della Fondazione la “Rete per la pace”. E infine al Radio City All di New York quando ho cantato con Alejandra Guzmán, una grande artista messicana, un brano con il testo di Leymah Gbowee, altro Nobel per la Pace.

Incontri tantissime persone, c’è ne qualcuna che ti ha colpito particolarmente?

In realtà tutti. Tra le personalità internazionali Papa Francesco mi ha dato una spinta molto forte. Sono stato molto sorpreso dalla sua grande umiltà, sensibilità e solidarietà per quelli che hanno di meno e che soffrono veramente. Dal punto di vista musicale Laura Pausini rappresenta la mia colonna sonora, ha cambiato la mia vita con le parole che mi ha detto quando l’ho incontrata. E poi tanti artisti che mi hanno dato una spinta fondamentale, così come i tanti Nobel per la Pace e che credono in me nel portare avanti questo messaggio di pace.

Sei fiducioso sul futuro del mondo anche alla luce della pandemia di Covid?

Sempre. Sono convinto che le cose buone accadranno sempre, anche quando le difficoltà sono enormi, perché succederà qualcosa che ce la farà superare. Il Covid ci ha lasciato un grande insegnamento: l’importanza dei valori, l’incontrarsi, il potersi guardare negli occhi e abbracciarsi. Dal Covid abbiamo appreso la necessità di andare alla ricerca della radice dei valori veri.

Ci vuoi parlare dei tuoi progetti per il futuro?

Con la Fondazione stiamo facendo una campagna sul valore della convivenza. Una serie di conferenze rivolte ai ragazzi che coinvolgono anche gli educatori. Con i premi Nobel per la Pace, tra i quali Adolfo Maria Pérez Esquivel, abbiamo creato un decalogo per approfondire i valori e veicolarli alle famiglie e alla società. Ora il progetto lo stiamo realizzando online. “Città di Pace” va avanti e prevede degli incontri con i sindaci e con i governatori, non in quanto personalità politiche, ma come persone sensibili alla promozione della cultura della pace. Portiamo gli strumenti musicali che vengono donati e diamo la possibilità a vari gruppi musicali di cantare i loro brani che siano legati ai valori della pace e ai messaggi che i premi Nobel mi hanno affidato. Stiamo promuovendo anche un corso di studi in sviluppo umano integrato.